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Dizionario di dottrina
sociale della Chiesa

LE COSE NUOVE DEL XXI SECOLO

Fascicolo 2023, 1 – Gennaio-Marzo 2023

Prima pubblicazione online: Marzo 2023

ISSN 2784-8884

DOI 10.26350/dizdott_000119

Preferenze sociali e cooperazione Social preferences and co-operation

di Giuseppe Mastromatteo, Piero Tedeschi

Abstract:

ENGLISH

Le preferenze sociali studiano se e come il benessere materiale degli altri influenza il benessere di un individuo. Le preferenze sociali sono nate in contrapposizione all’idea classica in economia secondo la quale gli agenti fossero egoisti, ovvero interessati esclusivamente al proprio benessere materiale (homo oeconomicus). Le analisi empiriche mostrano che i soggetti egoisti sono una minoranza, ma lo sono anche i soggetti incondizionatamente altruisti, che seguono i dettami dell’amore cristiano. La maggioranza dei soggetti è altruista verso altri che ritengono simili o che esprimono atteggiamenti altruisti di reciprocità. Le analisi delle preferenze sociali aprono a una visione dell’uomo come “un essere costitutivamente sociale” e disponibile alla reciprocità con gli altri. Quindi contribuiscono ad aprire un dialogo più fecondo e più profondo della scienza economica con la dottrina sociale della Chiesa.

Parole chiave: Preferenze sociali, Cooperazione, Altruismo, Reciprocità, Mercato
ERC: SH1_7 (Behavioural economics; experimental economics; neuro-economics); SH1_8 (Microeconomics; game theory)

ITALIANO

Social preferences study whether and how the material welfare of others affects the well-being of agents. Social preferences are in contrast to the classical idea in economics according to which agents are selfish, meaning that they are interested exclusively in their own material well-being (homo economicus). Empirical analysis shows that selfish subjects are a minority, but so are unconditionally altruistic subjects, who follow the dictates of Christian love. The majority of agents are conditional altruistic, that is, either they are altruistic toward those with whom they feel some similarity or those who reciprocate. The analysis of social preferences opens to a vision of man as “essentially a social being” and open to reciprocity. Thus they contributes to a more fruitful and deeper dialogue of economics with the social doctrine of the Church.

Keywords: Social preferences, Co-operation, Altruism, Reciprocity, Markets
ERC: SH1_7 (Behavioural economics; experimental economics; neuro-economics); SH1_8 (Microeconomics; game theory)

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Dall’homo oeconomicus all’homo vivens

L’individualismo metodologico è una componente fondamentale del metodo di studio della teoria economica per la grande maggioranza degli economisti contemporanei. Tale metodo cerca di prevedere i comportamenti individuali a partire dalle preferenze dei singoli soggetti. Tuttavia, spesso si confonde l’individualismo metodologico con il postulare che i soggetti economici si preoccupino unicamente del proprio benessere materiale e si comportino quindi secondo i dettami del cosiddetto homo oeconomicus.

Se l’individualismo metodologico fosse caratterizzato dall’homo oeconomicus i punti di incontro fra scienza economica e dottrina sociale della Chiesa troverebbero ovvi ostacoli. Tuttavia se le preferenze individuali fossero di tipo sociale, ovvero dipendenti anche dalle allocazioni altrui, il quadro analitico di un percorso di convergenza, basato su responsabilità e libertà, potrebbe modificarsi in modo radicale in più punti. Lo studio di queste preferenze trova le sue basi fondamentali nella libertà di scelta individuale e nella valutazione degli effetti e delle conseguenze comportamentali di specifiche preferenze, una tematica che ha profonde interconnessioni con la responsabilità individuale e sociale. Le preferenze sociali aprono a una visione dell’uomo come “un essere costitutivamente sociale” sempre affermato dal Magistero. Questo recente approccio nell’ambito della scienza economica appare compatibile con il pensiero espresso nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa (2004, parte prima), che riassume i numerosi passi sull’argomento contenuti nei più rilevanti documenti della Chiesa fino ad allora pubblicati.

La scienza economica si interroga sulla diffusione di preferenze che possiamo definire empatiche nei confronti del prossimo. In particolare la moderna economia comportamentale ha mostrato che esistono (e sono maggioritarie) preferenze di tipo non egoista. Gli individui, infatti, rispondono a norme sociali, sono interessati a quanto accade agli altri (oltre che a sé stessi), e sono disposti a sacrificare risorse per promuovere il benessere altrui, ma anche a sacrificare il proprio benessere per punire comportamenti ritenuti scorretti.

Le preferenze sociali possono essere applicate a molti differenti fenomeni. Noi ci concentreremo soltanto sull’attitudine a cooperare fra agenti economici e la loro eventuale disponibilità a rinunciare a benefici individuali. L’importanza del tema della cooperazione per gli economisti deriva dal forte impatto positivo esercitato dall’attitudine a cooperare sullo sviluppo economico.

A fini di chiarezza, vale la pena esplicitare di cosa non ci occuperemo. Non tratteremo della cooperazione che emerge nelle situazioni di interazioni ripetute. I motivi fondamentali dell’esclusione sono due. Primo, i risultati a questo riguardo sono consolidati nella letteratura economica da molto tempo, in quanto l’articolo fondante di J. Friedman risale al 1971. Friedman stesso presenta il risultato come non sorprendente, tanto da definirlo “Teorema popolare” (folk theorem): se l’interazione sociale si svolge in più periodi è possibile punire chi devia dalla cooperazione nei periodi successivi: “occhio per occhio dente per dente”. Secondo e più importante motivo dell’esclusione è che le interazioni ripetute possono indurre a cooperare anche agenti egoisti (selfish), che si preoccupano esclusivamente del proprio interesse materiale, purché sufficientemente pazienti. Noi riteniamo più interessante studiare la cooperazione che si osserva in interazioni non ripetute, nelle quali può risultare complesso punire i devianti per l’assenza di periodi futuri. Affinché ci sia cooperazione in interazioni di un periodo è necessario che i soggetti siano disposti a rinunciare a parte del proprio benessere materiale a favore di altri. Quindi ci deve essere quello che non esitiamo a definire un atto d’amore, ma che in termini più neutri abbiamo definito empatia verso il prossimo.

Ci occuperemo solo in modo sintetico dei meccanismi di formazione delle preferenze, perché i risultati su questo tema, ancorché molto interessanti, sono a nostro avviso piuttosto preliminari. In modo altrettanto sintetico ci occuperemo della correlazione fra cultura locale e preferenze. Anche in questo caso ci sono risultati apprezzabili, ma ancora preliminari, a causa della difficoltà di trovare misure empiriche delle culture locali. Tuttavia è possibile distinguere comunità e individui più o meno esposti all’economia di mercato. Questa distinzione ha un grande e ovvio rilievo per l’economia.

2. Le diverse tipologie di preferenze: altruismo incondizionato, altruismo condizionato e reciprocità

Forniamo alcune definizioni sui possibili tipi di preferenze. In particolare, ci soffermeremo su altruismo incondizionato e altruismo condizionato, ma faremo riferimento anche all’avversione alla disuguaglianza. In economia la definizione più comune del concetto di altruismo incondizionato è quella di soggetti il cui benessere migliora al migliorare del benessere materiale altrui. Si discosta da definizioni di natura sociologica di cui si riferisce nell’appendice sui riferimenti bibliografici aggiuntivi. Probabilmente l’altruismo incondizionato è fra le preferenze qui analizzate quello più vicino alla nozione di amore cristiano: nel Vangelo secondo Luca (6, 27-38), si narra: «In quel tempo. Il Signore Gesù disse: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”». Ad esempio, questo tipo di preferenze implica una disponibilità a contribuire al finanziamento dei beni pubblici (di cui usufruiscono anche altri cittadini) anche quando questi cittadini non contribuiscono affatto o lo fanno in modo molto limitato (cioè in presenza di free-riding).

L’altruismo condizionato implica un miglioramento del benessere al migliorare del benessere materiale di specifici soggetti a esempio appartenenti alla cerchia delle relazioni dell’agente. Una forma particolare di altruismo condizionato è la reciprocità, per la quale il benessere di un agente migliora al migliorare del benessere dei soggetti benevolenti verso l’agente stesso. Si noti che la disponibilità a rinunciare in parte al proprio benessere materiale a favore di altri è l’implicazione comportamentale di tutte le nozioni di altruismo qui riportate, non solo di quello incondizionato. Un obiettivo fondamentale dell’economia comportamentale è studiare la diffusione nella popolazione di queste differenti tipi di preferenze e la possibilità che sostengano diffusamente comportamenti cooperativi.

3. Le relazioni tra egoismo e altruismo

La letteratura economica inizialmente si è posta domande relativamente semplici. Un tipico esempio è il breve articolo di Andreoni e Miller (2002), che presenta esperimenti con una struttura relativamente semplice e fondata sul gioco del dittatore, descritto nell’Appendice sui giochi. Il lavoro di Andreoni e Miller è interessante per almeno tre motivi. In primo luogo, l’articolo conferma risultati precedenti: a) non tutti i soggetti si comportano in modo egoista (nel loro campione solo il 22,7% tiene l’intera somma per sé); b) un numero consistente propone una divisione equa della somma di denaro (nel loro campione circa il 14,2%); c) i rimanenti soggetti manifestano vari tipi di preferenza, in particolare alcuni ritengono che la ricchezza degli altri agenti sia un sostituto perfetto della propria. I rimanenti agenti manifestano preferenze meno nettamente caratterizzate, ma si comportano in modo approssimativamente comparabile a quello degli agenti con le preferenze appena descritte. Quindi la seconda implicazione è che i soggetti hanno preferenze sociali differenziate. Il terzo risultato è che il comportamento altruista è assolutamente compatibile con la nozione di razionalità economica (da un punto di vista tecnico il 98% del campione soddisfa l’assioma delle preferenze rivelate) e quindi l’altruismo (e non solo le preferenze egoiste) è compatibile con l’individualismo metodologico.

4. Robustezza dei comportamenti altruisti

I risultati in altri contributi sul gioco del dittatore possono differire leggermente sulle percentuali dei tipi di preferenze, ma il messaggio complessivo è il medesimo: presenza di non egoisti ed eterogeneità delle preferenze. I risultati relativi al gioco del dittatore pongono interrogativi sulla validità esterna, cioè al di fuori dell’esperimento stesso, dei risultati. Se gli agenti sono ingenuamente altruisti o per lo meno avversi alla disuguaglianza come suggerito dagli esperimenti, perché nella realtà non si osservano frequentemente soggetti che fanno donazioni a persone scelte casualmente?

Una prima parziale risposta può essere fornita da altri esperimenti basati su versioni più sofisticate del gioco del dittatore. In lavori molto differenti fra loro emerge che gli individui sono molto più generosi verso altri soggetti con i quali si possono in qualche modo identificare. Quindi in sintesi possiamo dire che i beneficiari dell’altruismo non sono scelti in modo casuale, ma sono piuttosto identificati con diversi criteri, fra i quali l’omofilia ha un peso rilevante, comportamento compatibile con l’altruismo condizionato.

Per studiare altre forme di altruismo condizionato, quali la reciprocità, è necessario analizzare situazioni più complesse. Alcuni degli esperimenti più interessanti sul tema si fondano sul gioco di contribuzione al bene pubblico. Come spiegato nell’Appendice sui giochi, se gli agenti fossero egoisti investirebbero molto poco nel bene pubblico, per due motivi. Il primo è che non possono appropriarsi dell’intero risultato dell’investimento che per sua natura beneficia anche altri. Il secondo è che ciascuno spera che siano altri ad investire nel bene pubblico. Entrambi questi fattori generano un sotto-investimento nel bene pubblico rispetto a quanto sarebbe socialmente ottimale (Pareto efficiente). Questo sotto-investimento è il già citato fenomeno del free-riding. Uno dei lavori più interessanti sul tema è Fischbacher e Gächter (2010). Innanzi tutto nei loro esperimenti si trova conferma che gli agenti contribuiscono in modo più elevato rispetto a quanto compatibile con l’ipotesi di agenti puramente egoisti. Pertanto il fenomeno del free-riding è meno pronunciato di quanto previsto dalla teoria tradizionale, basata sull’homo oeconomicus, e il comportamento degli individui è compatibile con preferenze almeno parzialmente altruiste. Tuttavia, se si ripete il gioco, si registra una riduzione progressiva dei comportamenti altruisti e un aumento considerevole del free-riding (cioè di comportamenti egoisti). Si potrebbe trattare dell’effetto di un processo di apprendimento. Interagendo ripetutamente, gli agenti imparano che il comportamento più conveniente è quello di free-riding e quindi adeguano i propri comportamenti agli incentivi economici e alla fine la quasi totalità degli agenti si comporta in modo egoista. I processi di apprendimento, però, sono incompatibili con l’osservazione che i comportamenti altruisti riprendono dopo una ripartenza del gioco che segue una sua eventuale interruzione. Fischbacher e Gächter (2010) ipotizzano che il comportamento osservato sia coerente con preferenze caratterizzate da reciprocità, per il quale gli agenti si comportano in modo altruista solo se sono ricompensati da comportamenti analoghi degli altri agenti. In caso contrario, gli agenti cambiano le proprie scelte e si comportano in modo egoista. Il comportamento degli altruisti condizionali dipende in modo cruciale dalle aspettative che hanno relativamente al comportamento altrui. Il lavoro di Fischbacher e Gächter (2010) contribuisce in modo fondamentale a distinguere l’effetto delle preferenze rispetto a quello delle aspettative, giungendo alla conclusione che il comportamento osservato dipende in modo essenziale dalle preferenze. In sintesi, se gli agenti sono reciprocanti, la cooperazione decade naturalmente nel tempo e le scelte convergono a comportamenti compatibili con preferenze egoiste. Le aspettative sul comportamento altrui, quindi, non sono la causa del decadimento dei comportamenti altruisti, ma piuttosto influenzano la velocità del processo di decadimento.

Le lezioni che si apprendono da questo filone di letteratura sono quindi almeno due. La prima è che molti agenti non si comportano come free-rider e quindi non manifestano preferenze puramente egoiste. La seconda lezione che apprendiamo è che l’altruismo incondizionato non è così frequente. In caso contrario la cooperazione sopravvivrebbe nel tempo e non conoscerebbe una decadenza fino a scomparire. Questo risultato, assieme a quello che gli individui tendono a cooperare (ad avere comportamenti altruisti) soprattutto con altri che ritengono avere una qualche affinità con loro, induce a ritenere che la cooperazione possa concretamente manifestarsi e perdurare nel tempo, in contesti istituzionali, culturali e di mercato specifici che mantengono viva la coesione sociale e che vanno consapevolmente sviluppati da parte di attori pubblici. Dobbiamo pertanto chiederci in che modo si possa fare perdurare nel tempo i comportamenti altruisti.

Molti studi mostrano l’importanza delle norme sociali per formare le aspettative circa il comportamento altrui che potrebbero rendere molto lento (virtualmente infinito) il processo di decadimento della cooperazione fra gli individui. Inoltre le norme sociali e la propensione a cooperare sono fortemente influenzate dalla trasmissione di modelli culturali sia da parte dei genitori sia dalle figure di riferimento (role models) dei giovani. In particolare la fiducia è fortemente sensibile ai fattori educativi. La fiducia è un elemento essenziale per la cooperazione: se non ci fidiamo del prossimo non gli diamo la possibilità di manifestare il proprio eventuale altruismo.

5. Mercato, valori e preferenze

La letteratura economica ha anche indagato se e in che misura l’insieme di valori che caratterizzano i Paesi occidentali orientino le preferenze verso un altruismo condizionato e reciprocante in modo più accentuato rispetto ad altri tipi di “orientamento culturale”. Spesso si fa riferimento a questo scopo a esperimenti basati sul gioco di ultimatum, spiegato nell’Appendice sui giochi. In questi giochi spesso chi riceve una proposta di distribuzione di una somma di denaro, la rifiuta se non considerata equa, finendo per non prendere nulla. Questo comportamento è particolarmente accentuato fra le popolazioni asiatiche caratterizzate culturalmente per una maggiore avversione alla diseguaglianza. Tuttavia appare difficile trovare ulteriori differenze significative fra le varie culture.

Si potrebbe obiettare che le analisi sugli effetti dei differenti orientamenti culturali sulla propensione a cooperare siano parzialmente minate da approssimazioni statistiche. Infatti l’orientamento culturale è spesso misurato dalla provenienza geografica degli agenti e da altre variabili osservabili che per loro natura sono un po’ grossolane. Questo limite potrebbe fortemente condizionare i risultati negativi circa la differenziazione delle preferenze in relazione a variabili culturali che richiederebbero un approccio maggiormente strutturato. Ad esempio Henrich et al. (2005) conduce esperimenti su 15 giochi di ultimatum, 6 giochi di contribuzione a bene pubblico, 3 giochi del dittatore e 2 esperimenti di controllo presso una campione di popolazione molto differenziato, sia geograficamente che per stratificazione sociale. I risultati principali di questo gigantesco studio scientifico sono i seguenti. Innanzitutto, l’egoismo non è il motore principale del comportamento in nessuna delle società studiate. Secondo, si trovano differenze di comportamento molto maggiori di quelle rilevate in studi precedenti. Terzo, le differenze nell’organizzazione economica e nella struttura delle interazioni sociali spiega una parte sostanziale delle differenze di comportamento. In particolare gli esperimenti condotti fra soggetti più esposti alle interazioni di mercato registrano comportamenti pro-sociali (cooperazione) più frequenti. Quarto, le differenze individuali di natura economica o demografica non spiegano le differenze di comportamento. Quinto, i comportamenti negli esperimenti sembrano riflettere le strutture comuni di interazione sociale nella vita di tutti i giorni.

Il tema del rapporto fra cooperazione e mercato è ulteriormente e approfondito in Henrich et al. (2010). Utilizzando tre esperimenti effettuati presso 15 popolazioni differenti, il lavoro mostra che gli individui caratterizzati da maggiore preferenza all’equità sono spesso integrati nell’economia di mercato (integrazione misurata come percentuale delle calorie acquistate sul mercato) e che le comunità di maggiori dimensioni puniscono più severamente gli individui devianti. Inoltre vi è una correlazione positiva fra la partecipazione a una religione globale, quali il Cristianesimo e l’Islam, e la preferenza per l’equità, anche se questa evidenza è meno chiara rispetto a quelle precedenti. Questi risultati non sono del tutto inattesi: affinché il mercato prosperi, è necessario che (ad esempio) un venditore si comporti in modo corretto anche con un compratore occasionale, e viceversa. Pertanto i mercati correttamente funzionanti necessitano e abituano i soggetti al rispetto dell’altro. Ne consegue che la diffusione del mercato è correlata alla propensione a cooperare, la quale può essere favorita dal rispetto dei precetti delle grandi religioni. I risultati empirici della letteratura economica sembrano in assonanza con quanto si riscontra nella Caritas in veritate: «Il mercato, se c’è fiducia reciproca e generalizzata, è l’istituzione economica che permette l’incontro tra le persone, in quanto operatori economici che utilizzano il contratto come regola dei loro rapporti e che scambiano beni e servizi tra loro fungibili, per soddisfare i loro bisogni e desideri. […] Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica» (Caritas in veritate, 2009, 35).

6. Relazioni interpersonali e orizzonti di senso

La sottolineatura del problema della reciprocità nell’analisi economica delle preferenze sociali appare come una eco delle varie argomentazioni delle encicliche Caritas in veritate (29 giugno 2009), Laudato si’ (24 maggio 2015) e Fratelli tutti (3 ottobre 2020), che conducono a considerare la solidarietà attiva quale fonte di beni relazionali, beni che nascono dai rapporti interpersonali. In entrambi i contesti la reciprocità induce a concepire uno scambio non anonimo, ma personalizzato, non separato dalle persone che lo attuano; non due trasferimenti separati di segno opposto. Questa personalizzazione dello scambio rappresenta il valore aggiunto della reciprocità. I risultati empirici della economia comportamentale mostrano che l’altruismo è prevalente in tutte le società analizzate. Inoltre questi atteggiamenti aumentano con il diffondersi del mercato, perché il mercato non anonimo ma fra persone educa al rispetto dell’altro. «La dottrina sociale della Chiesa ritiene che possano essere vissuti rapporti autenticamente umani, di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità, anche all’interno dell’attività economica e non soltanto fuori di essa o “dopo” di essa» (Caritas in veritate, 36). In questo senso può essere letto il richiamo di Papa Francesco il quale rimarca che «senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica» (Fratelli tutti, 168).

Se da un lato vi sono importanti assonanze fra i risultati su altruismo e propensione a cooperare della letteratura sulle preferenze sociali e dottrina sociale della Chiesa, dall’altro permangono aspetti problematici. La reciprocità e l’altruismo che emergono come prevalenti nell’analisi delle preferenze sociali sono condizionati, spesso rivolti ai propri simili, fortemente influenzati da omofilia e caratterizzati da forme molto limitate di reciprocità. Spesso appaiono come forme gentili della brutale regola “occhio per occhio, …”. Se si crede ai risultati empirici sulle preferenze sociali, sembra che grande parte dell’umanità si sia fermata all’Antico Testamento e che il passaggio al Nuovo costituisca ancora oggi la sfida principale, sia a livello individuale, sia soprattutto, per gli argomenti della presente voce, a livello sociale.

Appendice 1 - Giochi più rilevanti negli esperimenti sulle preferenze sociali

Appendice 2 - Bibliografia aggiuntiva


Bibliografia
Andreoni J., Miller J. (2002), Giving according to GARP: An Experimental Test of Consistency of Preferences for Altruism, «Econometrica», 70, 737-753.
Fischbacher U., Gächter S. (2010), Social Preferences, Beliefs, and the Dynamics of Free Riding in Public Goods Experiments, «The American Economic Review», 100, 541-556.
Friedman J. (1971), A non-cooperative equilibrium for supergames, «Review of Economic Studies», 38(1), 1-12.
Henrich J., Boyd R., Bowles S., Camerer C., Fehr E., Gintis H., McElreath R., Alvard M., Barr A., Ensminger J., Smith Henrich N., Hill K., Gil-White F., Gurven M., Marlowe F.W., Patton J.Q., Tracer D. (2005), “Economic man” in cross-cultural perspective: Behavioral experiments in 15 small-scale societies, «Behavioral and Brain Sciences», 28, 795-855.
Henrich J., Ensminger J., McElreath R., Barr A., Barrett C., Bolyanatz A., Cardenas J.C., Gurven M., Gwako E., Henrich N., Lesorogol C., Marlowe F., Tracer D., Ziker J. (2010), Markets, Religion, Community Size, and the Evolution of Fairness and Punishment, «Science», 327, 1480-1484.


Autori
Giuseppe Mastromatteo, Università Cattolica del Sacro Cuore (giuseppe.mastromatteo@unicatt.it)
Piero Tedeschi, Università Cattolica del Sacro Cuore (piero.tedeschi@unicatt.it)