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Dizionario di dottrina
sociale della Chiesa

LE COSE NUOVE DEL XXI SECOLO

Fascicolo 2023, 1 – Gennaio-Marzo 2023

Prima pubblicazione online: Marzo 2023

ISSN 2784-8884

DOI 10.26350/dizdott_000115

Parlare ai bambini di pace Talking of peace to children

di Cristina Castelli, Francesca Giordano

Abstract:

ENGLISH

Spesso si considera la guerra faccenda da adulti. In realtà in un mondo dove i conflitti sono in espansione anche i bambini sono coinvolti, sia direttamente che indirettamente attraverso drammatiche immagini proposte dai media. Il presente contributo risponde ai pressanti inviti di Papa Francesco a riflettere sul tema della pace, su come “farla” e “costruirla”. È questo l’obiettivo della storia del gufo Orazio che insegna come trovare la strada della pace e della giustizia al di là delle inimicizie contingenti.

Parole chiave: Guerra, Bambini, Educare alla pace, Libri illustrati, Risoluzione conflitti
ERC: SH4 Scienze sociali e umanistiche

ITALIANO

It is often assumed that war only concerns adults. In reality, in a world of expanding conflicts, children are also involved, both directly and indirectly, watching dramatic images on the media. This contribution responds to Pope Francis’ pressing invitation to reflect on peace, how to “make it” and “build it”. This is the aim of the story of the owl Horace, that teaches how to find the path of peace and justice beyond contingent enmities.

Keywords: War, Children, Educating for peace, Illustrated books, Conflict resolution
ERC: SH4 Scienze sociali e umanistiche

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Premessa

La pace ha un valore primario per l’umanità, è «il bene per eccellenza» (Benedetto XVI, Giornata della pace, 2012) e i cristiani sono chiamati a perseguirlo con ogni impegno. Conseguentemente, papa Francesco a più riprese ha richiamato l’attenzione al dovere di essere donne e uomini di pace, affinché le ingiustizie sociali siano superate, le differenze culturali non diventino motivo di pregiudizi e odio e nessuno possa sentirsi assuefatto o indifferente davanti all’orrore suscitato dalla guerra e dalla violenza declinata nelle sue varie forme (Fratelli tutti, 2020).

Ma cosa s’intende per pace?

La Bibbia considera la pace non solo come assenza di guerra, ma confronto armonico tra l’uomo e il creato (Is 11, 6-9). La fine delle ostilità, infatti, non costituisce la pace, ne è solo la premessa, la condizione necessaria per aprire spazi di dialogo dove ognuno può «riconoscere la possibilità che l’altro apporti una prospettiva legittima, qualcosa che si possa rivalutare anche quando c’è stato uno sbaglio o si è agito male» (Fratelli tutti, 228). Da questa angolazione la pace è da intendersi come riconciliazione, come ricostruzione del tessuto umano o sociale quando lacerato da conflitti, differenze e separazioni. In realtà, quelle della riconciliazione e della ricostruzione sono strade impervie, ma possibili quando si costruisce «con lo spirito, con le idee, con opere della pace» (Paolo VI, Discorso alle Nazioni Unite, 1965).

Da qui si può intuire il valore di percorsi educativi indirizzati alla presa di coscienza dei giovani sul fatto che tutti gli esseri umani sono membri di una stessa famiglia, nonostante le differenze di cultura, razza e religione. È dunque «opportuno e urgente – rimarca Papa Francesco – che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti» (55a Giornata Mondiale della Pace, 2022).

Già la Costituzione dell’UNESCO, adottata nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, riconobbe che «poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace». È questa la grande sfida raccolta recentemente da Papa Francesco e lanciata il 19 settembre 2019 con il Global compact on Education per un’alleanza d’ampio respiro tra istituzioni scolastiche, università e organismi internazionali, proprio in funzione della pace e della giustizia partendo dalla scuola. Con la sottoscrizione del Patto Globale tutti sono chiamati a generare un cambiamento di mentalità su scala planetaria grazie a un’educazione che prepari alla cooperazione, coscia dei diritti delle persone, volta a superare conflitti e divisioni per un’umanità più fraterna che si impegni nella cura dei giovani, sanandone, laddove necessario, le ferite e i traumi personali provocati dagli egoismi che sempre dividono (cfr. Video-messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al “Global Compact on Education”, 2020).

Oggi, di fronte alle tante guerre in corso, con tante famiglie e bambini sfollati in campi profughi, traumatizzati dagli eventi, le esigenze di riconciliazione e di ritrovare valori da condividere, sono ancora più sentite. Non basta la libertà dalla guerra, proclamare diritti e messaggi di pace, sono necessari percorsi educativi che mettano in moto intelligenza, cuore e braccia. «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9) che sanno essere in pace, fare la pace, cercare la pace e mantenerla.

È quanto l’ONU, mediante l’adozione dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare il n.16 dedicato alla promozione di società pacifiche e inclusive, si è impegnato a mettere in pratica «nel rispetto dei diritti umani dove è il segreto della vera pace» (Giovanni Paolo II, Giornata Mondiale della Pace, 1999). Concetto ripreso recentemente dal cardinale Matteo Zuppi: «cerchiamo la forza per spezzare le catene del male, per non voltarci dall’altra parte, per smettere di pensare che la pace non sia affare nostro. La pace comincia nel cuore di ciascuno; comincia da me, da te, da noi, fino ad arrivare alle sfere della politica e della diplomazia», ha sottolineato Zuppi, concludendo che «la pace non è un sogno ma una scelta: la scelta» (Conferenza episcopale per la pace, Bari 21 dicembre 2022).

Parlare di pace ai bambini

L’educazione alla pace ha la finalità di far crescere bambini equilibrati in grado di superare piccoli o grandi conflitti emotivi e sociali che vivono dentro o fuori casa. Per loro “pace” significa affetti e legami stabili e sicuri, mentre la guerra è la perdita o rischio di perdita di tutto questo. Vedendo come negli ultimi mesi, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, è presente con prepotenza la parola “guerra”, un pensiero preoccupato va ai bambini che possono subire conseguenze negative per le notizie sconvolgenti proposte dai media. È quindi necessario parlare di pace possibile e dei benefici che la cultura della pace apporta al vivere civile.

«Come possono finire le guerre nel mondo, se noi non siamo capaci di superare le nostre piccole incomprensioni e i nostri litigi? I nostri atti di dialogo, di perdono, di riconciliazione, sono ‘mattoni’ che servono a costruire l’edificio della pace». È la raccomandazione rivolta l’11 maggio 2015 da papa Francesco ai circa 7.000 bambini presenti all’incontro nell’Aula Paolo VI organizzato dalla Fabbrica della Pace, nell’ambito di un progetto educativo condotto in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e la CEI: «Prendo spunto proprio dall’espressione ‘Fabbrica della pace’ – ha spiegato nel suo discorso –. Il termine ‘fabbrica’ ci dice che la pace è qualcosa che bisogna fare, bisogna costruire con saggezza e tenacia. Ma per costruire un mondo di pace, occorre incominciare dal nostro ‘mondo’, cioè dagli ambienti in cui viviamo ogni giorno: la famiglia, la scuola, il cortile, la palestra, l’oratorio... Ed è importante lavorare insieme alle persone che vivono accanto a noi: gli amici, i compagni di scuola, i genitori e gli educatori». Secondo Francesco, «c’è bisogno dell’aiuto di tutti per costruire un futuro migliore. Agli adulti, anche alle istituzioni, compete di stimolarvi, sostenervi, educarvi ai valori veri» (incontro con bambini e ragazzi di scuole italiane, partecipanti alla manifestazione promossa da “la fabbrica della pace”, 2015).

A scuola di resilienza

Finalizzate a questi obiettivi, nella scuola, occorrono risorse didattiche che facilitino lo sviluppo di competenze trasversali e di valori fondamentali quali la cittadinanza globale, l’inclusione sociale, la fratellanza. Tali competenze permettono di guardare e prevedere, al di là delle inimicizie vissute, scenari diversi.

In questa direzione RiRes – Unità di ricerca sulla resilienza del Dipartimento di psicologia dell’Università Cattolica – ha studiato, attraverso la metodologia del silent book, un racconto che permetta ai bambini di far proprio il concetto di pace per prevenire la violenza e favorire la risoluzione dei conflitti.

Un racconto per la pace

Il Gufo Orazio, posatosi su un albero cresciuto nel mezzo di un fiume che separa due villaggi di animali che tengono il capo rivolto esclusivamente verso la loro comunità, osserva come l’ombra dell’albero generi terrore e preoccupazione negli abitanti, che, incapaci di girarsi per comprenderne l’origine, immaginano derivi da un mostro cattivo o un orco famelico al di là del fiume, desideroso di attaccarli e distruggerli. Nel giro di poco, terrore e preoccupazione si impadroniscono degli abitanti a tal punto da fare scoppiare una guerra tra due villaggi che di fatto non si sono mai guardati né visti. Sarà proprio il saggio gufo Orazio a portare gli abitanti a girarsi per rendersi conto che al di là del fiume non abitano orchi o mostri cattivi, ma si trova un villaggio di animali simili a loro, e che la spaventosa oscurità altro non è che l’ombra di un albero di avocado cresciuto nel mezzo del fiume.

La storia è stata scritta dall’Unità di Ricerca sulla Resilienza, in risposta al bisogno manifestato dagli insegnanti, all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina del 20 febbraio 2022, di offrire ai bambini spazi di dialogo e confronto sull’evento bellico e percorsi di educazione alla pace. Dallo scorso anno la guerra è entrata in maniera preponderante nelle case con parole e immagini molto forti di morte, violenza e distruzione veicolate dai media, che hanno generato timori, dubbi e interrogativi nei piccoli. Da cosa nascono le guerre e i conflitti? Come si possono superare? Chi decide di fare la guerra? Come si arriva a fare la pace? sono alcune delle domande condivise dai bambini in contesti scolastici e familiari, che necessitavano una risposta in tempi brevi.

Il bisogno di trovare risposte, di attribuire significato alla realtà, è un meccanismo di adattamento proprio dell’essere umano, che va ascoltato e valorizzato, in quanto importante promotore di resilienza. Talvolta si pensa di proteggere i più piccoli tagliandoli fuori da questi argomenti, mentre aiutare il bambino a comprendere il reale può alleviare il peso con cui percepisce la situazione. Pertanto è importante dedicare ai bambini degli spazi in cui possano condividere quesiti, paure e preoccupazioni, perché queste si affrontano anche cominciando a dargli un nome, e a trovare insieme possibili soluzioni.

Perché un silent book

I libri senza parole – silent book – sono strumenti educativi capaci di offrire al bambino uno spazio sicuro, quello dell’immaginazione, all’interno del quale sentirsi accolto e dove trovare strategie per affrontare paure e preoccupazioni, un “altrove” dove è possibile scoprire e condividere pensieri, e avviare così processi di resilienza e riconciliazione. Lo schermo protettivo delle immagini offre al bambino l’opportunità di attivare nuove finestre di pensiero e di parola, con le quali acquisire maggiore consapevolezza di sé e del mondo esterno. Attraverso la storia non si inventano nuove realtà, ma si prefigurano differenti prospettive, nuovi punti di vista. Come quello del Gufo Orazio che, a fronte del conflitto tra due villaggi che non volevano guardarsi, decide di intervenire e porta gli abitanti a “girarsi”, ad andare oltre il loro interesse, a volgere il proprio sguardo per abbracciare l’interezza del mondo e dell’altro.

Il reale non viene pertanto trasformato, ma attraverso meccanismi d’identificazione se ne modifica la percezione. Ecco che ampliando il proprio sguardo e girando il capo di “270” gradi, proprio come i gufi sanno fare, si scopre l’importanza di affrontare paure, dubbi e incomprensioni che spesso caratterizzano il nostro cocreto agire nel quotidiano in modalità diverse dalla rabbia, dalla chiusura e dall’isolamento, così da abbracciare l’alterità, apprezzandola nel suo valore di risorsa. Si riconosce l’importanza della conoscenza reciproca e la straordinaria forza della collaborazione e della cooperazione all’interno del gruppo, come accade per i due villaggi al termine della storia. Si imparano a identificare risorse e talenti di ciascuno, valorizzando ogni persona per l’unicità che porta con sé e che apporta al gruppo.

È in questo senso che il Gufo Orazio si fa strumento di educazione alla pace, portatore di valori e messaggi di inclusione, di riconciliazione e di fratellanza, come quelli formulati dai bambini della scuola primaria dell’Istituto Leone XIII di Milano, che dopo aver partecipato al ciclo di laboratori “A scuola di Resilienza: il Gufo Orazio”, hanno identificato le seguenti lezioni apprese:

• “È importante girarsi per conoscere nuove persone”;

• “Conoscere l’altro mi arricchisce, anche se comporta uno sforzo”

• “Conoscendosi le persone possono comprendere e apprezzare le diversità”;

• “Siamo più simili agli altri di quanto pensiamo: tutti hanno qualcosa in comune, anche se sembriamo diversi”;

• “non bisogna giudicare il libro dalla copertina: tutti abbiamo delle qualità diverse e dentro ognuno di noi c’è qualcosa di bello!”;

• “siamo tutti unici: diversi, ma simili!”

• “per essere felici, bisogna essere uniti”;

• “insieme è meglio!”.

Le immagini della storia hanno dunque elicitato nei bambini il pensiero e preparato alla condivisione di punti di vista e valori alla base di una cultura della pace, diventando così uno strumento di lettura del quotidiano che ha permesso di edificare insieme percorsi di collaborazione e fratellanza. Concludiamo ricordando quanto afferma la Costituzione dell’UNESCO stipulata nel 1945, nell’immediato dopoguerra: le guarre hanno origine nella mnete degli uomini ed è nel oro spirito che vanno poste le difese della pace. È responsabilità comune contribuire alla diffusione di una cultura della pace, specialmente tra le nuove generazioni, affinché possano riconoscersi parte della “Fabbrica della Pace”, come afferma papa Francesco, e ingaggiarsi attivamente nella costruzione di società future pacifiche e inclusive.


Bibliografia
• Giordano F., Cipolla A. (2022), Il gufo Orazio, Valentina Edizioni.
• Scaparro F. (2003), Cosa vuol dire pace per un bambino, in La bella stagione, Vita e Pensiero.
• Simeone D., Zani V. (a cura di) (2021), La Casa della Pace. Un progetto educativo in divenire, Vita e Pensiero.
• Vischi A. (a cura di) (2020), Global Compact on Education. La pace come cammino di speranza, dialogo, riconciliazione e conversione ecologica, Pensa Multimedia Editore.


Autori
Cristina Castelli, Università Cattolica del Sacro Cuore (cristina.castelli@unicatt.it)
Francesca Giordano, Università Cattolica del Sacro Cuore (francesca.giordano@unicatt.it)