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Dizionario di dottrina
sociale della Chiesa

LE COSE NUOVE DEL XXI SECOLO

Fascicolo 2021, 1 – Gennaio-Marzo 2021

Prima pubblicazione online: Marzo 2021

ISSN 2784-8884

DOI 10.26350/dizdott_000010

Famiglia e solidarietà tra le generazioni Family and intergenerational solidarity

di Donatella Bramanti

Abstract:

ENGLISH

Questa voce evidenzia la sintonia tra la prospettiva del Magistero e i risultati di indagini recenti che, adottando gli strumenti della ricerca sociale, hanno confermato l’importanza del ruolo della famiglia e della solidarietà tra le generazioni. Nonostante l’evoluzione imprevedibile della famiglia e delle reti familiari, inoltre, “ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni” (Laudato si’, 159) al fine di affrontare il nostro destino comune.

Parole chiave: Famiglia, Solidarietà intergenerazionale, Trasmissione di valori, Generatività, Anziani attivi, Reciprocità
ERC: SH2_3

ITALIANO

This entry emphasizes the accordance between SDC and the results of recent surveys which, by adopting the tools of social research, have confirmed the importance of the role of the family and intergenerational solidarity. Furthermore, despite the unpredictable evolution of the family and family networks, “we can no longer speak of sustainable development apart from intergenerational solidarity” (Laudato si’, 159) in order to face our common destiny.

Keywords: Family, Intergenerational solidarity, Value transmission, Generativity, Active ageing, Reciprocity
ERC: SH2_3

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Introduzione

Da un punto di vista sociologico, secondo la prospettiva relazionale (Donati,2013), qui assunta, la famiglia può essere intesa come un fenomeno intrinsecamente relazionale, unico e insostituibile, che attraverso la nascita e la cura delle nuove generazioni è in grado di rigenerare la società.

Centrarsi sulla solidarietà tra le generazioni significa esplicitare il ruolo specifico che la famiglia ha sia nei confronti dei propri membri, sia nei confronti delle relazioni sociali allargate. Tale azione solidale impegna le relazioni familiari, valorizzando le diverse età della vita e il loro valore profondo, così come fornendo sostegno e cura attraverso una molteplicità di attività, attente alle caratteristiche specifiche di ciascuno.

La cogenza di tale fenomeno ha sollecitato l’interesse della pastorale che negli ultimi anni ha prestato un’attenzione crescente al dialogo tra le generazioni: sia da un punto di vista della solidarietà tra le generazioni presenti, in un’ottica di solidarietà intergenerazionale; sia da un punto di vista della solidarietà verso le generazioni future, in un’ottica di ecologia umana.

Papa Francesco ha presentato il tema della solidarietà intergenerazionale in occasione del recente Congresso internazionale di pastorale degli anziani (31 gennaio 2020), titolato significativamente: La ricchezza degli anni. In quell’occasione la generazione anziana è stata presentata quale “anello indispensabile per educare alla fede i piccoli e i giovani”, nonché componente vitale delle comunità familiari, in grado di trasmettere un patrimonio di fede e memoria.

Inoltre, nella visione della Chiesa, la solidarietà verso le generazioni future si declina in un’azione di cura da parte delle generazioni presenti verso le esigenze delle generazioni a venire (Laudato si’, 2015, 159-162). Da questa prospettiva, e in continuità con le proposte avanzate nella Familiaris consortio (1981), la famiglia vede allargarsi il suo compito verso lo sviluppo della società, nella cooperazione ad un nuovo ordine sovranazionale, improntato alla solidarietà, alla libertà e alla pace.

La solidarietà tra le generazioni: alcuni elementi definitori

La solidarietà tra le generazioni interessa le relazioni familiari nella duplice dimensione della cura e della reciprocità. Essa può essere definita come espressione dell’affidabilità dei legami e interpretata alla luce della dinamica del dare (donare, fare per l’altro), ricevere (riconoscere), ricambiare (fare per l’altro e donare a propria volta). Il dare richiede un’apertura gratuita nei confronti dell’altro (il dono) e l’assunzione di compiti specifici (il dovere, l’obbligo da compiere), come è il caso della cura fornita dalla generazione precedente a quella successiva. A sua volta, il ricevere richiede l’apertura nei confronti dell’altro e il riconoscimento di quanto l’altro ha fatto e quanto per questo gli devo (il debito). Infine, il ricambiare non è solo un far tornare i conti pareggiando, ma richiede di saper donare e attuare nuovi compiti a propria volta. Ciò non riguarda solamente le persone da cui si è ricevuto, ma si apre alle generazioni successive e alla partecipazione sociale e comunitaria. Negli scambi solidali tra le generazioni familiari e le generazioni sociali è possibile cogliere un prodotto (o effetto emergente) che eccede i singoli, descrivibile nei termini di un bene relazionale. Tuttavia, la solidarietà intergenerazionale può contenere ambivalenze (Lüscher 2012), rischi o addirittura costituire un dono avvelenato (Godbout 1992), come avviene nelle relazioni invischiate, dove l’altro – specie il figlio – è vissuto come una proprietà, senza rispetto per la sua libertà e autonomia.

Una significativa sintonia tra ricerca e Magistero

L’importanza di adottare uno sguardo centrato sulle relazioni intergenerazionali è stata particolarmente avvertita e messa a tema dalla dottrina sociale della Chiesa, che in molti documenti ha sottolineato la peculiarità e il contributo alla storia della Salvezza di tutte le generazioni. “La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina” (Amoris laetitia, 2016, 8).

La prospettiva simbolico-relazionale, messa a punto dai ricercatori del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, sia in ambito sociologico che psicologico, consente di leggere i profondi cambiamenti che hanno investito le relazioni tra le generazioni, in particolare sintonia con il Magistero della Chiesa. Le ricerche condotte in questi decenni hanno provato a documentare e interpretare, attraverso gli strumenti della ricerca sociale, la capacità delle generazioni sia di dare origine ad una nuova vita e di accudirla, sia di praticare la cura e l’investimento nelle generazioni sociali, mettendo in evidenza gli aspetti generativi e de-generativi di tale impegno.

Il passato e il futuro sono le coordinate temporali entro cui si snoda la possibilità di agire in modo solidale e il Magistero ci ricorda che: “La mancanza di memoria storica è un grave difetto della nostra società. È la mentalità immatura dell’‘ormai è passato’. Conoscere e poter prendere posizione di fronte agli avvenimenti passati è l’unica possibilità di costruire un futuro che abbia senso” (Amoris laetitia, 193). Il passaggio tra generazioni andrebbe animato da una sincera simpatia per chi è venuto prima di noi e per chi sta cominciando a fare le prime esperienze di vita (cfr. Francesco, Discorso ai giovani sul lungomare Caracciolo, Napoli, 21 marzo 2015).

Oggi nelle nostre comunità sociali più attente, le forme di incontro tra le generazioni sono entrate nella prassi dei servizi socioeducativi e di molte esperienze che coinvolgono giovani e anziani, anche alla luce dei risultati ottenuti dalla ricerca condotta e dalla formazione delle professioni sociali. “I racconti degli anziani fanno molto bene ai bambini e ai giovani, poiché li mettono in collegamento con la storia vissuta sia della famiglia sia del quartiere e del Paese (Amoris laetitia, 193).

La famiglia al centro della solidarietà tra le generazioni

La solidarietà costituisce una forma distintiva delle relazioni familiari “ispirate e guidate dalla legge della ‘gratuità’ che, rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda” (Familiaris consortio, 1981, 43).

È possibile documentare come e a quali condizioni la solidarietà nella famiglia contemporanea, possa rappresentare un valore aggiunto per la società, in un’epoca in cui la rilevanza sociale della famiglia sembra perdere sempre più importanza e anche reale consistenza (trend demografici decisamente in declino)? (Cfr. Le risorse del pianeta: egoismo o solidarietà intergenerazionale con Margherita Venturi e Pierpaolo Donati, 25 Novembre 2014, Università degli Studi di Bologna).

L’attenzione del Magistero, a partire dal nuovo Millennio, ha colto la portata di tali mutamenti e ha cercato di rispondere a questa domanda. In particolare, durante la decima assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti ha rimarcato le sfide poste alla solidarietà tra le generazioni, così come la rilevanza del tema per costruire “società umane sane” (Sollicitudo rei socialis, 1987, 38-40). Le sfide poste al rapporto tra le generazioni sono state così identificate nell’indebolimento del vincolo matrimoniale e nelle pressioni di una società consumistica e individualistica. La risposta offerta guarda al ruolo della “famiglia, come origine e fondamento della società umana” (Centesimus annus, 1991, 48), nonché centro insostituibile per la costruzione della solidarietà intergenerazionale. “Non vi è un’età in cui si cessa di essere padre o madre, figlio o figlia. Abbiamo una responsabilità speciale, non solo verso coloro ai quali abbiamo fatto il dono della vita, ma anche verso coloro dai quali questo dono lo abbiamo ricevuto” (Giovanni Paolo II, Discorso alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 30 aprile 2004).

Il futuro del mondo nella solidarietà tra le generazioni

Questo ultimo Pontificato insiste sulla necessità “di un legame virtuoso tra le generazioni come garanzia di futuro”, come garanzia “di una storia davvero umana” (Amoris laetitia, 189) perché nutrita dalla memoria e dalla forza dei legami umani. “Quando l’interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta, come atteggiamento morale e sociale, come ‘virtù’, è la solidarietà” […] intesa come “determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (Sollicitudo rei socialis, 38). È evidente la dimensione sociale nel Magistero della Chiesa, ovvero la necessità di una responsabilità per la costruzione di un bene comune, che non può essere solo privatistico. “Il principio della solidarietà comporta che gli uomini del nostro tempo coltivino maggiormente la consapevolezza del debito che hanno nei confronti della società entro la quale sono inseriti […]. Un simile debito va onorato […] così che il cammino degli uomini non si interrompa, ma resti aperto alle generazioni presenti e a quelle future, chiamate insieme, le une e le altre, a condividere, nella solidarietà, lo stesso dono” (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 2004, 195). Questo è compito di tutti, delle famiglie, delle generazioni e delle comunità politiche nazionali, proprio nell’epoca della globalizzazione va sottolineata con forza che: “è bene che tale solidarietà continui ad essere perseguita nelle comunità politiche nazionali, ma oggi il problema si pone anche per la comunità politica globale, affinché la mondializzazione non si realizzi a discapito dei più bisognosi e dei più deboli. La solidarietà tra le generazioni richiede che nella pianificazione globale si agisca secondo il principio dell’universale destinazione dei beni, che rende illecito moralmente e controproducente economicamente scaricare i costi attuali sulle future generazioni (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 367).

Il contenuto e le forme della solidarietà nella ricerca sociale

La centratura sulla relazione tra le generazioni ha acquistato particolare rilevanza, nella ricerca sociologica, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, quando in tutti i paesi occidentali si è assistito – in seguito al progressivo allungamento della vita – ad un incremento di famiglie multigenerazionali, contraddistinte dalla contemporanea presenza di più generazioni, tre, a volte anche quattro, che si trovano a vivere insieme per periodi significativi. Le cosiddette “beanpole families”, che presentano meno legami orizzontali (intragenerazionali), rispetto al passato (declino della famiglia estesa), ma importanti relazioni verticali (intergenerazionali): nonni, figli e nipoti. Queste nuove configurazioni hanno richiesto un nuovo patto tra le generazioni, mostrando il perdurare della loro rilevanza nella biografia dei singoli, nonostante una narrazione pubblica che esalta la liquidità dei legami e la loro evanescenza. Anche se sono innegabili i processi di individualizzazione e l’enfasi sull’autorealizzazione, che hanno portato all’indebolimento dei legami familiari, all’instabilità delle relazioni coniugali e alla diffusione di nuovi modelli di formazione familiare (pluralizzazione delle forme familiari), importanti ricerche a livello nazionale e internazionale hanno provato a tematizzare quanto le famiglie oggi siano in grado di garantire supporto e cura nei confronti delle generazioni più giovani e più anziane e quanto questa propensione sia portatrice di benessere per la società nel suo complesso. La solidarietà può essere osservata come una risorsa che consente alle generazioni di scambiare supporto, aiuto, competenze, appartenenza, prestigio, valori, cultura di riferimento. Se il quadro strutturale ci mostra una famiglia in affanno (bassa nuzialità e bassa natalità), come esito di dinamiche complesse che si sono intrecciate a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, complessivamente le ricerche ci evidenziano una buona tenuta dei legami familiari e, in particolare, della solidarietà tra le generazioni, come documentano bene i dati pubblicati di recente nel Rapporto Istat 2018, che consentono di illuminare bene le differenze per fasce di età e aree socio-geografiche. Si rimanda alle Figure 1, 2, 3, 4, e alla Tabella 1, che documentano bene come, in Italia, la solidarietà tra le generazioni dentro e fuori della famiglia sia largamente praticata e sempre correlata a livelli di percezione di maggior benessere.

Figura 1 - Persone di 18 anni e più per numero di parenti stretti e numero di parenti su cui contare, per classe di età. Anni 1998 - 2016 (valori medi)

(Fonte: Istat, Indagine Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita Doi.org/10.1481/Istat.Rapportoannuale.2018.3.10)

Figura 2 - Persone di 18 anni e più per classe di età e numero di persone su cui possono contare. Anno 2016 (valori percentuali)

(Fonte: Istat, Indagine Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita Doi.org/10.1481/Istat.Rapportoannuale.2018.3.15)

Figura 3 - Persone di 18 anni e più per tipo di aiuto gratuito dato. Anni 1998 - 2016 (per 100 persone che hanno dato almeno un aiuto gratuito)

(Fonte: Istat, Indagine Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita Doi.org/10.1481/Istat.Rapportoannuale.2018.3.18)

Figura 4 - Persone di 18 anni e più per tipo di aiuto gratuito ricevuto. Anni 1998 - 2016 (per 100 famiglie che hanno ricevuto almeno un aiuto gratuito)

(Fonte: Istat, Indagine Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita Doi.org/10.1481/Istat.Rapportoannuale.2018.3.19)

Tabella 1 - Famiglie che hanno ricevuto almeno un aiuto gratuito da persone non coabitanti nelle quattro settimane precedenti l’intervista

(Fonte: Doi.org/10.1481/Istat.Rapportoannuale.2018.3.T2)

I giovani anziani socio-generativi

La solidarietà familiare è stata esplorata in un recente progetto di ricerca, in relazione alla generazione dei giovani anziani, che come è noto, si caratterizza per essere spesso al centro di una fitta rete di compiti di aiuto e di sostegno sia nei confronti dei nipoti, sia di coloro che sono diventati molto anziani. È stato possibile evidenziare un’ampia porzione di anziani che si qualificano come “anziani-risorsa”, che abbiamo denominato socio-generativi in grado cioè di mantenersi in una condizione di benessere soggettivo, offrendo, un sostegno all’interno delle reti familiari e al contempo impegnandosi in azioni solidaristiche e di partecipazione civile. Emerge decisivo per il benessere dei soggetti disporre di competenze ricompositive, cioè della capacità di azioni nei confronti delle generazioni sia familiari che sociali.

Un altro fenomeno oggi al centro di molte ricerche è relativo alla presenza dei nonni sulla scena familiare. L’indagine SHARE (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe che è arrivata alla settima wave, è una survey multidisciplinare e cross-nazionale sulle condizioni di salute ed economiche, sulla realtà familiare e le reti di sostegno di circa 123.000 individui di 50 e più anni, provenienti da 20 Paesi europei, più Israele), documenta bene un forte investimento dei nonni nei confronti dei propri nipoti. La proporzione di uomini e donne che hanno curato i propri nipoti su base regolare negli ultimi 12 mesi – dalla data della rilevazione – in assenza dei genitori, si aggira intorno al 43% nei Paesi europei oggetto della survey. Osservando con maggiore attenzione la regolarità del supporto offerto, si possono notare situazioni molto differenziate. In particolare, sembra che i Paesi del Sud dell’Europa abbiano stime più alte di cura prestata su base regolare (settimanale), rispetto al Nord. Un aspetto particolarmente significativo è che la custodia dei bambini da parte dei nonni si traduce in una maggiore probabilità che, da adulti, i nipoti siano poi disponibili a ricambiare, offrendo assistenza ai loro nonni anziani. Da questo lavoro si evince che una delle motivazioni che sostiene l’aiuto dato dai più giovani più che il livello del bisogno dell’anziano sia l’esigenza di far tornare i conti nel bilancio tra il dare e ricevere tra le generazioni. L’azione altruistica innescherebbe una disponibilità alla reciprocità, dando vita a un circolo virtuoso, secondo lo schema del dare-ricevere-ricambiare.

La trasmissione dei valori

Un versante della solidarietà intergenerazionale, che rimane spesso in ombra nelle ricerche, è il tema della trasmissione dei valori tra le generazioni. Qui ci si focalizza sul piano simbolico-culturale che, in maniera selettiva, orienta le azioni di sostegno e scambio tra le generazioni. In una recente ricerca condotta in Spagna (Bramanti, Cavallotti eds., 2019) abbiamo esplorato il tema della trasmissione dei valori in particolare tra anziani e le generazioni discendenti: figli e nipoti. Il focus era la comprensione di quanto il “valore famiglia” e il “valore lavoro” venissero ereditati e tramandati, quanto fossero in grado di orientare l’azione dei soggetti che li avevano indicati come molto importanti. In estrema sintesi, abbiamo potuto verificare che diverse sono le implicazioni concrete: non tutti coloro che segnalano famiglia e lavoro come valori molto importanti hanno poi agito per la loro promozione, e, viceversa, anche alcuni che non ritengono in maniera esplicita i valori famiglia o lavoro significativi si sono al contrario impegnati per sostenere i più giovani. La maggioranza però esprime una notevole coerenza tra la valorizzazione di lavoro e famiglia e le azioni solidali a favore dei più giovani, tese alla loro promozione. Potremmo quindi concludere che la solidarietà intergenerazionale sia prevalentemente espressa in chi crede che famiglia e lavoro siano valori da trasmettere, ne hanno avuto una esperienza soddisfacente, sul piano della propria biografia e hanno realizzato azioni solidali volte a consentire ai figli di poterne avere un’esperienza concreta.

Per concludere

Dal punto di vista della sociologia relazionale, potremmo dire che la solidarietà è generativa, se consente alle diverse età di sostenersi reciprocamente, permettendo a ciascuno, attraverso un passaggio di consegne, di mantenere la tensione alla costruzione della we relation (del noi familiare, che si apre a una dimensione riflessiva, in grado di istituirsi come soggettività sociale) attraverso forme contingenti che possono cambiare, consentendo alle famiglie di continuare ad essere una risorsa per la società in grado di promuovere le virtù sociali familiari.

Ma, come ricorda bene la dottrina sociale, la solidarietà è un compito possibile a determinate condizioni: riconoscere la centratura relazionale del familiare quale “intima comunità di vita e di amore” (Gaudium et spes, 1966, 48); operare per la formazione di una comunità di persone, al servizio della vita, e responsabili dello sviluppo della società e della Chiesa (Familiaris consortio, 1981, 17).

Nell’attuale contesto anche la solidarietà intergenerazionale è andata incontro a un progressivo processo di de-istituzionalizzazione, fuori da vincoli di obbligo, propri della famiglia tradizionale, e all’interno di reti familiari sempre meno prevedibili. Ci si chiede quali direzioni e forme prenderà nel prossimo futuro.

Possiamo forse pensare che le reti di scambievolezza tra le generazioni usciranno dai confini familiari tradizionali, per assumere una valenza più elettiva, reti ampie che includono soggetti senza legami strutturati? Oppure che si rarefaranno, in esperienze sempre più eccezionali, nella vita delle persone e delle famiglie, producendo nuove disuguaglianze? Il Magistero ci ricorda in moltissimi passaggi che “le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con sé il disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi. Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni” (Laudato si’, 2015, 20).


Bibliografia
Bramanti D. (2019), Exchanges of values and Intergenerational solidarity. The strength of the family and work values, in Bramanti D., Cavallotti R. (eds.), Ageing and intergenerational family solidarity in Spain, Aranzadi.
Cigoli V., Scabini E. (2012), Alla ricerca del familiare, Raffaello Cortina Editore.
Donati P. (2013), La famiglia. Il genoma che fa vivere la società, Rubbettino.
Godbout J.T. (1992), Lo spirito del dono, Boringhieri.
Lüscher K. (2012), Ambivalence and practice as emerging topics of contemporary family studies, in: Family Transitions and Families in Transition, Studi interdisciplinari sulla famiglia, 25, Eugenia Scabini e Giovanna Rossi (eds.), Vita e Pensiero, pp. 93-108.


Autore
Donatella Bramanti, Università Cattolica del Sacro Cuore (donatella.bramanti@unicatt.it)