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Dizionario di dottrina
sociale della Chiesa

LE COSE NUOVE DEL XXI SECOLO

Fascicolo 2021, 1 – Gennaio-Marzo 2021

Prima pubblicazione online: Marzo 2021

ISSN 2784-8884

DOI 10.26350/dizdott_000003

Educare all'alleanza tra l'umanità e l'ambiente Educating for the covenant between humanity and the environment

di Pierluigi Malavasi

Abstract:

ENGLISH

Prendere coscienza della gravità della crisi ecologica rappresenta una grande sfida educativa. Laudato si', enciclica sulla cura della casa comune dedica una considerevole rilevanza al tema Educare all'alleanza tra l'umanità e l'ambiente (209-215), sulla scia del magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.

Parole chiave: Educazione, Alleanza, Ecologia integrale, Ambiente, Crisi ecologica, Cambiamento climatico
ERC: SH3_11

ITALIANO

Becoming aware of the seriousness of the ecological crisis is a great educational challenge. Laudato si’, the encyclical ‘on care for our common home’, dedicates considerable importance to the topic Educating for the covenant between humanity and environment (209-215), in the wake of the magisterium of John Paul II and Benedict XVI.

Keywords: Education, Alliance, Integral Ecology, Environment, Ecological crisis, Climate change
ERC: SH3_11

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Prendere coscienza della gravità della crisi ecologica rappresenta una grande sfida educativa. Laudato si’, Lettera Enciclica del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune, dedica una considerevole rilevanza al tema “Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente” (nn. 209-215), sulla scia del magistero di San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Le scienze umane e della formazione, hard sciences e tecnologie radicali, in dialogo con le diverse parti della società e le istituzioni educative, hanno la responsabilità di contribuire a realizzare un umanesimo solidale, un patto, un’alleanza globale tra le persone e la casa comune.

Crisi ambientale e sopravvivenza del genere umano

Di fronte al degrado degli ecosistemi, alla gravità della questione dell’acqua potabile, alla perdita di biodiversità, all’aumento degli eventi meteorologici estremi, alla desertificazione di ampie aree del pianeta, all’innalzamento del livello degli oceani, ciascuno di noi dovrebbe percepire che è in gioco la sopravvivenza del genere umano. Le grandi difficoltà a passare dalle generali dichiarazioni di intenti all’adozione concreta di politiche di contrasto al degrado ambientale documentano tuttavia che non è scontato arrivare a una percezione condivisa e unanime della gravità dei rischi ambientali. Giungere a combattere le cause antropiche che producono la devastazione del mondo e il riscaldamento globale richiede infatti di disporre di informazioni scientificamente attendibili e adeguatamente comunicate, che aiutino a maturare una coscienza informata dei problemi, a promuovere la formazione di abitudini virtuose e che portino a una mobilitazione collettiva, fino al cambiamento delle politiche.

Un nuovo modello di sviluppo

In questo scenario occorre prendere coscienza della necessità di un mutamento radicale del modello di sviluppo, di nuove professioni, delle responsabilità formative connesse con le ricerche sulla sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale, del crescente investimento delle scienze, e in modo peculiare della riflessione pedagogica, per promuovere, accompagnare e far prosperare reti, progetti, percorsi, azioni educative rivolte alla cura della casa comune.

Non v’è ambito del sapere che possa ignorare i mutamenti sistemici dettati dalla “svolta ecologica” nei processi culturali, nelle attività produttive e negli stili di consumo o eludere l’attuale crescente sensibilità dell’opinione pubblica per le problematiche riguardanti il rispetto e la cura del pianeta.

Impegno internazionale e convivenza pacifica

La Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP 21), tenutasi a Parigi sul finire del 2015, si è conclusa con un importante accordo, la cui attuazione richiede però un impegno corale, difficile da maturare in un incerto quadro geopolitico.

La posta in gioco riguarda la reale efficacia di quegli impegni volontari degli Stati su cui si regge l’architettura dei contenuti dell’accordo per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, aiutare i Paesi in via di sviluppo, implementare un forte meccanismo di coinvolgimento e monitoraggio.

Non si può celare che gli effetti del degrado ambientale colpiscono con particolare violenza i più poveri e le generazioni future, come individuato anche da diverse iniziative promosse della società civile, di cui l’espressione forse più famosa è il movimento internazionale contro il cambiamento climatico Fridays for future lanciato dalla ragazza svedese Greta Thunberg.

La maggiore frequenza di eventi climatici estremi, la crescente desertificazione, l’impoverimento delle risorse idriche producono effetti devastanti sulle popolazioni più vulnerabili, spesso costrette da ragioni di sopravvivenza a spostamenti interni e internazionali, che alimentano il numero dei profughi e dei migranti ambientali e che acuiscono il grado di conflittualità presente in aree politicamente instabili. Si può arrivare ad asserire che la pace mondiale passa anche per il clima.

La casa comune della famiglia umana

Nel quadro di una crescente sensibilità al tema della custodia del creato che il Magistero ha coltivato – e via via approfondito – negli ultimi cinquant’anni, papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (2015) parla della sfida urgente di proteggere la casa comune, che comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. Senza ripercorrere il ricco cammino magisteriale, è certo utile richiamare almeno quattro emblematici riferimenti. Nel 1963 sull’orlo di una crisi nucleare, San Giovanni XXIII scriveva la lettera enciclica Pacem in terris. Nel 1971 San Paolo VI rilevava nella lettera apostolica Octogesima adveniens al n. 63: “Attraverso un uso sconsiderato della natura, l’uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”. San Giovanni Paolo II (Centesimus annus, 58) nel 1991 indicava la necessità di “cambiare profondamente i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che reggono le società”. Benedetto XVI osservava nel 2009, nella lettera enciclica Caritas in veritate: “il degrado della natura è strettamente connesso con la cultura che modella la convivenza umana”.

Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente

Dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa, Laudato si’ affronta in modo specifico le questioni ambientali, si avvale dei risultati più accreditati della ricerca scientifica e di un linguaggio diretto e vibrante: “Fra i poveri più abbandonati e maltrattati c’è la terra, oppressa e devastata […] Noi stessi siamo terra. Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà respiro e la sua acqua ci vivifica e ci ristora”(Laudato si’, 2). Un autentico sviluppo umano riveste un carattere morale, indica il pieno rispetto della persona umana e, al contempo, “tiene conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato” (Sollicitudo rei socialis, 1987, 34).

L’espressione “educare all’alleanza tra umanità e ambiente”, titolo del secondo paragrafo del capitolo conclusivo dell’enciclica, richiede di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune, costruire ponti tra persone e culture, ambiente naturale e umano.

Tutto è connesso: le sfide aperte

Dal momento che tutto è intimamente in relazione e che i problemi attuali richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi planetaria, la dottrina sociale della Chiesa ha da tempo individuato che occorre puntare su un altro stile di vita. I diversi elementi di un’ecologia integrale, nel comprendere chiaramente le dimensioni umane e sociali, richiedono a ciascuno una conversione.

È ben riconoscibile nell’intero testo magisteriale una tensione pedagogico-educativa imperniata sul dialogo e dalle esplicite valenze ecumeniche. La minaccia che ci presenta la crisi ecologica è un invito all’unità: l’unità nella preghiera per l’ambiente, nello stesso Vangelo della creazione e nella conversione dei cuori e degli stili di vita.

C’è una stretta relazione fra la nostra vita e quella della nostra madre terra, fra la nostra esistenza e il dono che Dio ci ha dato. Un’ecologia integrale configura un nuovo paradigma di giustizia. Saperi ambientali, economici e sociali sono chiamati a dare vita a una visione che consideri l’interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi livelli del governo glocale, perché lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana.

Un’ecologia che integri il posto specifico occupato dalla persona in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che la circonda implica la ricerca di soluzioni intra e intergenerazionali a quella complessa crisi socio-ambientale che contrassegna i contesti familiari e lavorativi, pubblici e privati.

Alleanza in azione

Progetti e azioni pedagogico-educativi implicano la capacità di rigenerazione di ogni ecosistema, la scelta di stili di vita sostenibili, una tutela legislativa realmente efficace. Il dialogo verso efficaci politiche nazionali e locali per costruire il futuro del pianeta deve trovare una corrispondenza nella lungimiranza della governance internazionale, nella trasparenza nel dibattito scientifico e nei processi decisionali, affinché approcci superficiali o riduzionismi ideologici non ledano la ricerca del bene comune.

La crisi ecologica è un appello che deve condurre a un radicale cambiamento tanto nei modelli di sviluppo quanto nei sistemi di istruzione. Il titolo del sesto capitolo dell’enciclica Laudato si’, “Educazione e spiritualità ecologica”, si comprende pienamente alla luce di questo intreccio: “senza una mistica che ci animi, senza qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria” (Laudato si’, 218), l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili, “continuerà ad andare avanti il modello consumistico trasmesso dai mezzi di comunicazione e attraverso gli efficaci meccanismi di mercato” (Laudato si’, 215).

Per una cittadinanza ecologica

Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a chi verrà dopo di noi? I problemi sono intimamente legati alla dominante cultura dello scarto e dell’avidità. Nel quadro di una convinta apertura a opinioni e appartenenze diverse, il capitolo conclusivo dell’enciclica approfondisce le responsabilità dei cristiani, perché le convinzioni di fede offrono loro motivazioni alte per promuovere uno sviluppo equo e solidale. Un’ecologia integrale implica valorizzare le ricchezze culturali dei popoli, l’arte e la poesia, la vita interiore e la spiritualità che sono fonti di ispirazione per educarci ad una svolta. Un’ecologia integrale ci impegna a riscoprire la sobrietà e l’umiltà. Un’educazione correlata a tali virtù agisce sugli squilibri anche ambientali.

Laudato si’ riprende in modo, per così dire, organico l’insegnamento di San Giovanni Paolo II, in specie dell’enciclica Centesimus annus, e di Benedetto XVI, con particolare riguardo alla Caritas in veritate; dedica un’attenzione esplicita e peculiare all’educazione ambientale che dovrebbe disporci a fare “quel salto verso il mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo” (Laudato si’, 210). A scuola, in famiglia, attraverso i mezzi di comunicazione si tratta di non limitarsi a informare, ma di far maturare abitudini e di creare una cittadinanza ecologica. Promuovere una cultura dell’educazione alla responsabilità ambientale, implica incoraggiare vari comportamenti “che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, […] utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra più persone, piantare alberi, spegnere le luci e così via” (Laudato si’, 211).

L’adozione di un’ecologia integrale è così un invito a leggere insieme umanità e ambiente e a costruire un’alleanza tra popoli e generazioni.

Ecologia integrale e lotta per la giustizia

Emblematica, al riguardo, la Preghiera cristiana con il creato, che conclude l’enciclica, al n. 246, con un forte spessore politico-educativo. “Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra, perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te. Illumina i padroni del potere e del denaro perché non cadano nel peccato dell’indifferenza, amino il bene comune, promuovano i deboli. E abbiano cura di questo mondo che abitiamo. I poveri e la terra stanno gridando”.

Con un linguaggio nuovo, diretto e vicino alla sensibilità popolare, il magistero coniuga oggi l’ecologia integrale con la lotta per la giustizia, l’amore e la pace. Che Laudato si’ si concluda con la Preghiera per la nostra terra e la Preghiera cristiana con il creato non deve stupire: partecipare in modo diretto il sentimento della fraternità e il senso della propria fede religiosa, significa cercare di suscitare e sostenere il dialogo politico anche con le risorse e le testimonianze della spiritualità e delle identità religiose, dello stupore poetico per le meraviglie del mondo creato e della letizia francescana, per lavorare con generosità e tenerezza alla cura della casa comune. Lo stupore contemplativo per la varietà e la luminosa bellezza della natura permette di incontrare Dio.

La cultura condivisa dell’amore sociale e della cura del creato

L’educazione come libertà e dono per il discernimento personale e comunitario, intragenerazionale e intergenerazionale si salda all’amore sociale, chiave di un autentico sviluppo per incoraggiare una cultura della cura che si nutre “di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo” (Laudato si’, 231).

L’amicizia civile che l’enciclica intende sollecitare muove dal riconoscimento del percorso realizzato dal movimento ecologico mondiale e da molte organizzazioni delle società civile. Non viene taciuto il dramma di una politica finalizzata a risultati immediati, è accolta con gioia la responsabilità per le iniziative di rete e cooperazione, si valorizzano le radici culturali del profondo amore per la terra coltivato nelle popolazioni aborigene. Prendere sul serio l’impegno di essere attenti ad ogni persona, per promuovere la solidarietà e l’incontro passa attraverso una gioia che si rinnova e si comunica, che “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Evangelii gaudium, 2013, 1). A più di cinquant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente è il messaggio con cui l’enciclica Laudato si’ ne riprende lo spirito di apertura verso il mondo contemporaneo, di gioia e speranza. Senza celare problemi aperti come l’equa distribuzione universale dei beni e la pace, ma nel segno della fiducia verso l’educazione e la spiritualità ecologica. Nel segno della fraternità dell’unica famiglia umana.

Per un dialogo aperto con la politica, l’economia, le scienze

Il tema “educare all’alleanza tra l’umanità e ambiente” ha assunto una crescente rilevanza nel dibattito pubblico, nella ricerca scientifica multidisciplinare, nelle pratiche di cittadinanza ed oggi costituisce un oggetto specifico tanto della dottrina sociale della Chiesa, quanto della sua capacità di sollecitare il dialogo sul piano della politica internazionale, delle politiche nazionali e locali, dell’economia, delle scienze. La formazione e il dialogo sull’ambiente passano attraverso uno sguardo diverso, un pensiero e programmi educativi in grado di favorire un incontro fattivo tra i popoli e le culture, dato che sovente i particolarismi e la specializzazione delle scienze tendono a trasformarsi in isolamento e assolutizzazione dei saperi e dei punti di vista.

Alcuni casi emblematici di buone pratiche

Contesto assai rappresentativo che assume il tema di un’educazione all’alleanza tra l’umanità e ambiente è l’iniziativa, annunciata nel 2019 da Papa Francesco, di un Patto educativo globale, via fondamentale per costruire un mondo fraterno, in pace e giustizia. Aderire al Global Compact on Education, per e con le giovani generazioni, impegna le famiglie, le comunità, le scuole, le istituzioni, le religioni, l’umanità intera a formare individui maturi, capaci di generare processi creativi; a formare persone aperte all’ospitalità, al valore della trascendenza, alla solidarietà intergenerazionale in vista di una nuova cultura educativa espressiva di una comune responsabilità che coinvolge tutte le componenti della società (cfr. Messaggio del santo padre Francesco per il lancio del patto educativo, 2019).

Tra le diverse pratiche emblematiche, che possono essere richiamate senza alcuna pretesa di esaustività, si segnala la realtà delle Comunità internazionali Laudato si’, associazioni libere di cittadini nate a partire dal 2017 su iniziativa di Domenico Pompili, vescovo di Rieti, e di Carlin Petrini, fondatore del movimento Slow Food, che senza limitazioni di credo, orientamento politico, nazionalità, estrazione sociale promuovono un nuovo modello di pensiero e di trasmissione delle conoscenze, riconoscendo un ruolo centrale all’educazione per la costruzione di un futuro comune nello spirito dell’enciclica e in omaggio all’opera di San Francesco d’Assisi, profetico interprete di una vita in armonia con l’umanità e la natura.

Un ulteriore riferimento è all’iniziativa internazionale Educazione, Terra, Natura intrapresa dalla pedagogista L. Dozza a Bressanone e promossa dalla Libera Università di Bolzano, insieme a qualificati partner istituzionali. Un simposio annuale articolato sul dialogo interdisciplinare, sulla progettualità formativa e didattica, sull’innovazione della ricerca, sulla produzione scientifica che, a partire dal 2015, ha via via coinvolto sull’alleanza tra ecologia dell’ambiente ed ecologia umana docenti e studenti di scuole di ogni ordine e grado, amministratori ed esponenti della comunità scientifica internazionale, responsabili di associazioni e imprenditori.

Ecologia integrale: un nuovo modo di abitare la Terra

I movimenti culturali di trasformazione della realtà sorti a partire dal Global Compact on Education, dalle Comunità Laudato si’, dai simposi di Educazione, Terra, Natura, pur assai diversi per natura e finalità, sono fondati sull’ecologia integrale ovvero sull’etica del prendersi cura per insegnare e apprendere l’alleanza tra umanità e ambiente, per educare alla cittadinanza planetaria, per imparare a connettere, piuttosto che a disgiungere.

La conoscenza, la complessità, la sostenibilità, nelle diverse accezioni assunte da tali termini, interpellano una pedagogia dell’ambiente in dialogo con la dottrina sociale della Chiesa per immaginare e attuare nuovi modi per abitare la Terra. Con rispetto, giustizia ed equità.

Voce correlata: Educare ad una cittadinanza sostenibile


Bibliografia
Birbes C. (2016), Custodire lo sviluppo, coltivare l’educazione. Tra pedagogia dell’ambiente ed ecologia integrale, Pensa Multimedia.
Bornatici S. (2016), Pedagogia e impegno solidale. A scuola di service learning, Vita e Pensiero.
Calabria C. (2016), Conversione, responsabilità, cultura giovanile. Formazione ecologica e Giornate Mondiale della Gioventù, in Giuliodori C. – Malavasi P., (a cura di), Ecologia integrale. Laudato si’. Ricerca, formazione, conversione, Vita e Pensiero, pp. 107-116.
Dozza L. (2019), Maestra Natura. Per una pedagogia esperienziale e co-partecipata, Zeroseiup.
Vischi A. (ed.) (2020), Global Compact on Education. La pace come cammino di speranza, dialogo, riconciliazione e conversione ecologica, Pensa Multimedia.


Autore
Pierluigi Malavasi, Università Cattolica del Sacro Cuore (pierluigi.malavasi@unicatt.it)