×

Desideri ricevere notizie dal Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore?

Iscriviti alla Newsletter

Dizionario di dottrina
sociale della Chiesa

LE COSE NUOVE DEL XXI SECOLO

Fascicolo 2021, 4 – Ottobre-Dicembre 2021

Prima pubblicazione online: Dicembre 2021

ISSN 2784-8884

DOI 10.26350/dizdott_000065

Educare ad una cittadinanza sostenibile Educating for sustainable citizenship

di Orietta Vacchelli

Abstract:

ENGLISH

In società caratterizzate dal venir meno del legame sociale, la riflessione pedagogica è protesa a delineare prospettive di formazione umana in rapporto alle dinamiche di sviluppo, non disgiunta dall’assumere criticamente la nozione di ambiente. Nel dibattito promosso dalla dottrina sociale della Chiesa, aver cura dell’umano indica un orientamento di senso che l’educazione è volta a realizzare, nell’esercizio di una cittadinanza "glocale" per custodire responsabilmente la casa comune.

Parole chiave: Educazione, Progetto, Cittadinanza, Ecologia integrale, Sviluppo, Relazione, Glocale, Sostenibilità
ERC: SH3_11

ITALIANO

In today's societies characterized by the loss of the social bond, pedagogical reflection is aimed at outlining perspectives of human formation in relation to the dynamics of development, not separated from critically assuming the notion of the environment. In the debate promoted by the Social Doctrine of the Church, taking care of the human indicates the orientation of meaning that education is aimed at achieving, in the exercise of a 'glocal' citizenship to responsibly guard the common home.

Keywords: Education, Project, Citizenship, Integral ecology, Development, Relationship, Glocal, Sustainability
ERC: SH3_11

Condividi su Facebook Condividi su Linkedin Condividi su Twitter Condividi su Academia.edu Condividi su ResearchGate

In società caratterizzate dal venir meno del legame sociale, la riflessione pedagogica è protesa a delineare prospettive di formazione umana in rapporto alle dinamiche di sviluppo, non disgiunta dall’assumere criticamente la nozione di ambiente.

Nel dibattito promosso dalla dottrina sociale della Chiesa, aver cura dell’umano indica un orientamento di senso che l’educazione è volta a realizzare, nell’esercizio di una cittadinanza “glocale” per custodire responsabilmente la casa comune.

Nella crisi dell’impegno comunitario

Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza” (Fratelli tutti, 2020, 12).

Nell’odierna situazione in cui l’uomo appare smarrito “fino al punto di non saper più come impostare la propria vita, verso dove orientare i propri sforzi, verso quali obiettivi impegnarsi giorno per giorno” (Bertolini, 1988, 46), la delineazione di un progetto comune rappresenta ciò che può unire il discorso educativo a quello politico nell’intento di formulare reali risposte alle “necessità dell’uomo”.

Più precisamente, tracciando prospettive di sviluppo umano e prendendosi cura della casa comune, anche per le urgenti questioni ambientali, si mira ad affermare la dignità della persona e il bene comune come finalità imprescindibili della progettualità condivisa.

Ripensare lo sviluppo significa ritenere che esso “non può consistere nella semplice accumulazione di ricchezza e nella maggiore disponibilità dei beni e servizi, se ciò si ottiene a prezzo del sottosviluppo delle moltitudini, e senza la dovuta considerazione per le dimensioni sociali, culturali e spirituali dell’essere umano” (Sollicitudo rei socialis, 1987, 9).

Altresì, l’agire comune è chiamato “all’impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a «perdersi» a favore dell’altro invece di sfruttarlo e a «servirlo» invece di opprimerlo per il proprio tornaconto” (Sollicitudo rei socialis, 38).

Sono proprio le relazioni umane, e anche con la natura, che richiedono una riflessione. Logiche di dominio e di potere, sorrette da individualismo e indifferenza, stanno provocando il venir meno dell’essere in comune.

Esclusione sociale e perdita d’identità sono solo alcuni dei segni del nostro tempo, “sintomi di un vero degrado sociale, di una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale” (Laudato si’, 2015, 46).

Si coglie, allora, quanto ridisegnare i rapporti intergenerazionali e tra popoli nel segno della sollecitudine e della responsabilità rappresenti un primario orientamento verso cui dirigere il senso dell’esistenza umana, unitamente a scelte di governance, tra globale e locale, e ad azioni della società civile. Prioritariamente, una simile tensione non può “non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore” (Sollicitudo rei socialis, 42).

Tale direzione impegna le realtà socio-educative nell’affiancare storie con uno sguardo nuovo, capace di non fermarsi a stereotipi secondo pratiche di routine in incontri effimeri, ma, anzi, di dar vita a dialoghi autentici.

Quando gli operatori si attengono alla logica della ‘prestazione’ non vedono più le persone che incontrano, poiché esse sono consegnate a quell’ovvietà che già tutto conosce e incasella” (Iori, 2009, 25).

Tra le civiltà, come tra le persone, un dialogo sincero è di fatto creatore di fraternità. L’impresa dello sviluppo ravvicinerà i popoli, nelle realizzazioni portate avanti con uno sforzo comune, se tutti, a cominciare dai governi e dai loro rappresentanti, e fino al più umile esperto, saranno animati da uno spirito di amore fraterno e mossi dal desiderio sincero di costruire una civiltà fondata sulla solidarietà mondiale. Un dialogo centrato sull’uomo, e non sui prodotti e sulle tecniche, potrà allora aprirsi” (Populorum progressio, 1967, 73).

Pedagogia dell’ambiente, cura della casa comune

C’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero” (Laudato si’, 233).

Configurare linee orientative etico-educative volte a pianificare valide risposte alle pressanti questioni ambientali e fondate sulla nozione di sostenibilità come presupposto regolativo del vivere insieme rappresenta la mission primaria di una pedagogia dell’ambiente che trova nella reciprocità interdisciplinare e in un confronto continuo con variegati contesti storico-culturali i suoi tratti costitutivi.

Un attuale riferimento significativo è costituito dagli accordi definiti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile del 2015. Si legge nel preambolo: “siamo determinati a mobilitare i mezzi necessari per implementare questa Agenda attraverso una Collaborazione Globale per lo sviluppo sostenibile, basata su uno spirito di rafforzata solidarietà globale, concentrato in particolare sui bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili e con la partecipazione di tutti” (Agenda 2030, 2). Tra i diciassette obiettivi, il quarto riconosce all’istruzione un ruolo cruciale per il cambiamento.

I sistemi formativi sono chiamati oggi a generare un pensare ecologico profondo (Mortari, 1998) e a favorire una cultura della sostenibilità, non in forma appendicolare ai piani d’istruzione. Percorsi educativi volti ad alimentare senso di appartenenza, partecipazione attiva e scelte di gestione sostenibile del territorio in prospettiva “glocale” delineano una fattiva risposta alle intese profilate nel dibattito politico-istituzionale internazionale.

La formazione delle nuove generazioni all’idea che l’ambiente sia la casa comune della famiglia umana risulta incompatibile con il vivere i luoghi della quotidianità come un transitare indifferente e nella noncuranza di persone e spazi. Ciò impegna a saper trasformare il modo di concepire e di abitare i luoghi, intendendoli come occasioni di vera “ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (Laudato si’, 137).

Appartenenza come fratelli

Nella tragedia globale che ci ha investito in questi anni “ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo e che ci si può salvare unicamente insieme”, ed ancor più che, “con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli” (Fratelli tutti, 32).

La riflessione che intende soffermarsi su tematiche relative allo sviluppo umano evidenzia quanto sia rilevante, per creare città solidali e sostenibili, delineare i fondamenti costitutivi che si connettono al senso di appartenenza e all’impegno partecipativo comunitario. Centri urbani e periferie, spazi domestici e pubblici, luoghi della memoria e nonluoghi rappresentano territori reali o virtuali in cui è possibile la generazione di situazioni di incontro o di isolamento, la costruzione di identità personali o di anonimato, l’occasione di un radicamento nel tessuto connettivo del proprio contesto socio-culturale o di uno spaesamento identitario.

È l’azione educativa finalizzata a promuovere situazioni di incontro autentico in una pacifica convivenza democratica che può contribuire a incentivare una reale partecipazione del cittadino nell’impegnarsi responsabilmente per una gestione sostenibile del territorio.

In un tempo in cui sembra prevalere un diffuso disinteresse per tutto ciò che riguarda il passato e una specifica volontà di fare oblio della memoria, è a partire dalle tracce storiche presenti nei contesti di vita che è possibile, mediante una consapevole interrogazione e significazione, iniziare processi e modalità di ricostruzione della propria identità personale.

È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente” (Laudato si’, 143).

Dinnanzi alla crisi di appartenenza al mondo, che connota e pervade l’uomo contemporaneo, far tesoro e coltivare la memoria del passato include l’attivazione di processi di conoscenza di sé e dell’altro. Questa occasione, unitamente alla funzione narrativa del linguaggio, è promotrice, nell’intreccio e nelle fitte trame della propria storia con quella degli altri, di una riscrittura dinamica della propria identità narrativa e della possibilità di uno scambio delle memorie.

Per una cittadinanza sostenibile

L’assunzione dell’impegno socio-politico e di rappresentatività richiede la disponibilità ad ascoltare e a comprendere le storie di vita del singolo e della collettività, nell’intento di progettare la convivenza democratica condividendo riferimenti axiologici e scelte di bene comune.

La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale” (Evangelii gaudium, 2013, 203).

In tal senso, il discorso educativo può contribuire significativamente nel ricreare il tessuto sociale, nel rafforzare la coesione e nel promuovere la consapevolezza delle molteplici identità e appartenenze dell’uomo alla comune famiglia umana. È, infatti, la nozione stessa di cittadinanza che necessita di essere rivista, non più legata solo a un luogo e alla dimensione territoriale e che richiede di essere intesa nella sua dinamicità.

Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti che non vivono semplicemente l’uno accanto all’altro” (Caritas in veritate, 2009, 53).

L’azione educativa è volta a favorire la delineazione della personale identità nella prospettiva di una cittadinanza globale e, congiuntamente, intende realizzare esperienze di incontro diretto con il territorio rafforzando le memorie collettive di una comunità.

Interpretare i legami di interdipendenza, tra locale e globale, incrementare gli spazi pubblici di discussione e promuovere la più ampia e attiva partecipazione indicano alcune delle sfide che la riflessione pedagogica ha da affrontare nel segno di un’ecologia integrale, di uno sviluppo umano integrale.

Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (Populorum progressio, 14). Ciò designa “uno sviluppo solidale dell’umanità: una umanità nella quale sia dato a tutti gli uomini di raggiungere la loro piena fioritura” (84).

Educare alla sostenibilità

Il discorso pedagogico, nell’analizzare i processi identitari della persona lungo tutto l’arco della vita nell’ottica di generare una cultura della sostenibilità, sottolinea la valenza che il lavoro riveste per lo sviluppo personale e della collettività.

Il lavoro serve all’uomo non semplicemente per sopravvivere o per vivere nell’agiatezza. Esso si intreccia fortemente con ciò che l’uomo è in un particolare periodo della sua vita e con ciò che il medesimo aspira a diventare” (Pati, 2007, 152).

Il raggiungimento da parte dei più giovani dell’indipendenza e dell’autonomia e la formazione di una coscienza ecologica tracciano traiettorie euristiche fondamentali e descrivono obiettivi rilevanti nel processo di crescita personale. Occorre andare oltre l’idea di formare le giovani generazioni ad acquisire competenze specialistiche green, meramente orientate a migliorare produttività, performance lavorative e competitività aziendale. È necessario, invece, progettare percorsi educativi volti a promuovere consapevolezze axiologiche e a supportare il personale progetto esistenziale.

Un significativo contributo nel percorso di formazione iniziale degli insegnanti è rappresentato, nell’ambito del piano di studi promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nella sede bresciana, dall’intreccio dell’insegnamento di Educazione alla sostenibilità e pedagogia interculturale con il relativo laboratorio, attuato anche con specifici approfondimenti su tematiche inerenti alla nutrizione e alle scienze della terra.

Gli studenti hanno l’occasione, in un contesto simulato di lavoro in équipe, di trasporre nuclei concettuali teorici in progettualità educativo-didattiche di educazione alla sostenibilità, fondate sul paradigma dell’ecologia integrale. Si tratta di ipotesi progettuali che necessitano, in fase di realizzazione, di essere collegialmente valutate e contestualizzate in riferimento alla specifica realtà scolastica a cui la proposta formativa è rivolta.

Nel panorama nazionale, in linea con il recente dispositivo legislativo di educazione civica da attuare in ogni ordine e grado di scuola (Legge 92/2019) – di cui un tema specifico è quello dello sviluppo sostenibile –, tale corso formativo costituisce una peculiare esperienza per far sì che la sostenibilità possa divenire un modo di vivere la quotidianità della scuola, caratterizzata da relazioni solidali, improntate da responsabilità e cura, anche verso l’ambiente, e non soltanto un’ulteriore materia disciplinare da integrare nei curricoli scolastici.


Bibliografia
• Bertolini P. (1988), L’esistere pedagogico. Ragioni e limiti di una pedagogia come scienza fenomenologicamente fondata, La Nuova Italia.
• Iori V. (ed.) (2009), Quaderno della vita emotiva. Strumenti per il lavoro di cura, Franco Angeli.
• Malavasi P. (2020), Insegnare l’umano, Vita e Pensiero.
• Mortari L. (1998), Ecologicamente pensando. Cultura ambientale e processi formativi, Edizioni Unicopli.
• Pati L. (2007), Pedagogia sociale. Temi e problemi, La Scuola.


Autore
Orietta Vacchelli, Università Cattolica del Sacro Cuore (Orietta.Vacchelli@unicatt.it)